IL FIUME ADIGE

Monitoraggio delle acque e dei sedimenti del fiume Adige. (periodo settembre 1997 settembre 1998).

Nominativo AutoriCARRER G.M.
Anno2001
TitoloMonitoraggio delle acque e dei sedimenti del fiume Adige. (periodo settembre 1997 settembre 1998).
InStudi e ricerche finalizzati alla conoscenza integrata della qualità delle rive del fiume Adige. Sottoprogetto: Analisi biologiche - ecologiche in alcune aree campione fluviali dell'Adige. Parte I: Ricerche promosse dall'Autorità di Bacino del Fiume Adige. A cura di G. Braioni.
EdizioneAUTORITA' DI BACINO NAZIONALE DELL'ADIGE-UNIVERSITA' DI PADOVA-MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI.
Serie VolumeCap.4: 3-29
IllustrazioniFIGG.10, TABB.9
Parole chiave / Key words BIOLOGIA-ECOLOGIA
Riassunto / AbstractIntroduzione generale. L'Adige nasce da una sorgente vicina al lago di Resia a quota 1.586m e ha un bacino imbrifero di 11.954 km², (Fig.1) un percorso totale di 409 km e sbocca nel mare Adriatico a Porto Fossone (Fig.2). La larghezza della sezione del fiume varia da un minimo di 40m (tratto Merano Bolzano) ad un massimo di 270 m (ponte Zevio); Nel Bacino possono essere individuati tre tratti di fiume omogenei: - un tratto alpino, che interessa principalmente la Val Venosta e la gran parte degli affluenti, ove nel fiume prevalgono i caratteri di torrente di montagna; - un tratto vallivo, (conca di Merano e di Bolzano e Val d'Adige e Val Lagarina) ove il fiume appare sistemato, radrizzato e arginato per lunghi tratti; - un tratto piano, che inizia a valle della gola veroese che vede il fiume arginato e sistemato e con caratteristiche pensili; infatti il fiume dopo aver riempito con il tempo l'alveo normale con i suoi depositi ha creato un letto che risulta sopraelevato sulla pianura circostante e il cui mantenimento è stato favorito dalla costruzione d'argini. In questo tratto di pianura il fiume Adige scorre più lento rispetto ai tratti precedenti e crea all'interno dell'alveo i cosiddetti "sabbioni" (Figura 4), che compaiono e scompaiono, isole (Figura 3), che il fiume lascia ora più a destra, ora più a sinistra a seconda del suo livello idrologico, anse rigogliose di vegetazione spontanea, con canne, arbusti ed alberi. Il tratto di pianura del fiume Adige presenta una serie di ambienti importantissimi dal punto di vista naturalistico. In tale tratto le concentrazioni dei nutrienti inorganici disciolti nelle acque sono mediamente elevate poichè il fiume risente di tutta la sua storia (gli affluenti, gli scarichi urbani puntiformi e gli scarichi diffusi agricoli), ma poichè il fiume scorre più lentamente rispetto ai tratti a monte vengono favoriti tempi di contatto più elevati tra le acque e la vegetazione delle rive. La presenza di rive con vegetazione risulta quindi fondamentale per favorire i fenomeni naturali diautodepurazione delleacque e quindi per creare quella varietà di microambienti indispensabili agli invertebrati bentonici in primo luogo e a tutta la fauna fluviale. In un fiume di queste dimensioni (larghezza massima del tratto di pianura = 270 metri) l'acqua che viene a contatto con la vegetazione rappresenta solo una piccola frazione dell'acqua che transita nella sezione (meno del 10%); visto questo esiguo valore risulta quindi indispensabile rendere le rive del fiume disponibili a questa loro naturale funzione. Con la sua conformazione naturale e con il suo lento scorrere medio (anse e meandri) il fiume agisce da sedimentatore naturale riducendo le concentrazioni di solidi sospesi e di fosforo e metallipesanti, i quali viaggiano trasportati adsorbiti alla frazione solida. La vegetazione naturale bagnata sulle rive (arbusti alberi e canneto) invece catalizza i processi naturali di fitobiodepurazione. La Phragmites, (Figura 5) comunemente chiamata canna di palude, costituisce assieme al resto della vegetazione arbustive e ed arborea un vero e proprio microlaboratorio chimico e biologico, capace di trasformare l'azoto ammoniacale e quello nitrico presenti nelle acque superficiali e di rilasciarlo in forma gassosa e non dannosa per l'ambiente. La vegetazione in generale, ma soprattutto le canne sono fondamentali in questi processi poiché esse hanno la capacità di catturare l'ossigeno dell'atmosfera e di trasferirlo attraverso la loro struttura fino alle radici. Attorno agli apparati radicali si formano delle microzone aerobiche (ossigenate) circondate da sedimenti anaerobici e la contiguità di questi due microambienti è la condizione necessaria per la rimozione dell'azoto dalla colonna d'acqua. L'azoto organico viene degradato, per azione batterica ad azoto ammoniacale nel sedimento. Altri batteri presenti nella microzona aerobica attorno alle radici delle canne di palude, trasformano l'azoto ammoniacale in azoto nitrico. Quest'ultimo a contatto con l'ambiente anaerobico del sedimento viene trasformato in azoto gassoso. Quest'ultimo processo si chiama denitrificazione e permette il trasferimento dell'azoto dalla colonna d'acqua all'atmosfera in una forma chimica non inquinante. Le potenzialità di autodepurazione di un fiume come detto sopra sono notevoli ma per poter avere un effetto quantitativamente rilevante ai fini della riduzione dei carichi inquinanti è necessario usare al meglio tali caratteristiche. Tutte quelle aree naturalmente destinate ad attività di sedimentazione e depurazione naturale (rive, sabbioni, golene) devono essere, ove possibile utilizzate a tale scopo, per poter dare un contributo significativo al miglioramento della qualità delle acque del fiume Adige.
Note GeograficheITALIA, TRENTINO ALTO ADIGE, VENETO, FIUME ADIGE
 
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