IL FIUME ADIGE

Sottoprogetto: Utilizzi pianificatori delle analisi biologiche-ecologiche in alcune aree campione fluviali dell'Adige. Parte I - II - III

Nominativo AutoriCAMPEOL G., ET AL.
Anno2000
TitoloSottoprogetto: Utilizzi pianificatori delle analisi biologiche-ecologiche in alcune aree campione fluviali dell'Adige. Parte I - II - III
InStudi e ricerche finalizzati alla conoscenza integrata della qualità delle rive del fiume Adige. A cura di G. Braioni.
EdizioneAUTORITA' DI BACINO NAZIONALE DELL'ADIGE.
Serie Volume:1-471
Riassunto / AbstractPremessa. Nelle grandi fasce fluviali si sono addensati nei secoli passati, gran parte dei problemi e dei conflitti che caratterizzano oggi le realtà sociali e territoriali nelle quali ci troviamo a vivere. E, forse, è proprio attraverso le gravi emergenze riscontrabili nei grandi fiumi che, molto spesso, ci si rende conto del continuo peggioramento delle condizioni ambientali generali. Il tema dell’inquinamento delle acque dovuto agli scarichi diretti nel fiume, ad esempio, è solo uno dei temi indicatori di questa grande importanza in negativo costituita dai fiumi, ma, a questo argomento, devono essere aggiunte anche altre riflessioni sull’uso del territorio considerato ambito fluviale. Il riferimento chiama in causa, l’inquinamento del suolo dovuto, fra l’altro, all’uso di pesticidi e di fitofarmaci in agricoltura, spesso responsabile dell’alterazione delle falde acquifere; la cementificazione selvaggia delle sponde dei fiumi; la distribuzione delle fasce di vegetazione autoctona; gli interventi di escavazione nei corsi d’acqua e negli alvei; l’artificializzazione delle rive e la canalizzazione dell’alveo. Nel tentativo di segnalare una lettura in positivo che veda una nuova rilevanza dei fiumi nell’organizzazione complessiva del territorio, anche in funzione dei cambiamenti negli scenari economici territoriali, vogliamo evidenziare innanzi tutto l’incidenza nuova che i valori ambientali in senso lato stanno rivestendo nelle dinamiche economiche e sociali. Non è solo un’incidenza misurata in termini di reazione ai danni, ai guasti, ai rischi ambientali, ma è letta anche in coincidenza con un atteggiamento nuovo e positivo nei confronti della qualità dell’ambiente. Questa incidenza nuova che i valori ambientali sembrano manifestare, va messa in relazione con la tendenza alla rivalutazione del patrimonio storico culturale, nel significato più ampio del termine, come fattore decisivo nei processi di territorializzazione. Si tratta di un aspetto che coinvolge una riflessione sull’importanza della specificità dei luoghi e quindi sui valori di ancoraggio spaziale, di radicamento del territorio, di stabilizzazione e sugli influssi che il patrimonio storico e culturale esercita nel contesto. E’ a queste tendenze che si riferisce la rilevanza nuova assunta dal fiume nell’organizzazione del territorio, che peraltro trova riscontro anche nella più recente legislazione (il riferimento è alla legge 431/85 e alla 183/89). Gli aspetti nuovi e positivi che il carattere fluviale presenta, riguardano infatti il ruolo esercitato dalle aste fluviali sul territorio, nella loro qualità di fondamentali e imprescindibili linee di continuità. Questa è una prospettiva che differenzia profondamente il ruolo dei fiumi oggi rispetto al passato, quando prevalevano le economie di prossimità ed erano le economie di localizzazione a spiegarne l’uso. I fiumi, infatti, sono stati a lungo pensati come luoghi di addensamento di attività, in funzione, principalmente, di un rapporto di contiguità con le risorse energetiche, nonché per la vicinanza ad altri insediamenti già presenti. Oggi, invece, è il patrimonio storico e culturale, che viene ad assumere una valore decisivo nei processi di territorializzazione, ed essendo i fiumi le spine dorsali dei processi storici di acculturazione del territorio, diventano elementi di riferimento imprescindibili, elementi essenziali per la riconoscibilità, la leggibilità e l’importanza stessa dei paesaggi urbanizzati. Occorre prendere in considerazione le fasce fluviali anche come elementi fondamentali per la stabilizzazione ecologica del mondo industrializzato. Questo aspetto, sul quale solo da pochi anni si è iniziato a porre la dovuta attenzione, accende una luce estremamente nuova sulla rete dei grandi fiumi, che vengono ad essere considerati come l’ossatura fondamentale della rete ecologica europea. E, all’interno della rete ecologica europea, i grandi fiumi costituiscono ovviamente delle aste di connessione fondamentali sia per quanto riguarda i movimenti longitudinali (ci sono molti movimenti di specie animali che usano il fiume come corridoio di comunicazione longitudinale), sia per quanto riguarda i movimenti trasversali (in quanto essendo gli ecosistemi fluviali degli ecosistemi complessi, costituiscono delle aree di sosta essenziali nei movimenti trasversali), sia per la fitta rete di relazioni tra fiume e territorio all’interno dello spazio definito come bacino idrografico. Tutto ciò conferisce oggi alle fasce fluviali, a livello europeo e non solo a livello regionale, una rilevanza assolutamente inedita. Finora l’uomo ha sempre pensato al fiume come ad una fonte di risorse; utilizzando in maniera negativa le sue potenzialità e alterando, quasi ovunque, l’equilibrio dei corsi d’acqua. E’ necessario invece farne un uso che permetta lo svilupparsi del suo ecosistema riportando così il fiume ad una situazione più naturale. I fiumi andrebbero considerati come se fossero le arterie di un corpo; più queste arterie vengono protette creando attorno spazi di naturalità, (con l’aumento della "diversità biologica", con l’aumento degli spazi verdi, ecc.), più il resto del territorio, sia esso antropizzato come urbano che come area agricola, ne trarrà enormi vantaggi. Come un organismo è in continuo cambiamento e in ogni stadio della vita può svolgere le sue attività in condizioni ottimali solo se è integro in tutte le sue parti e se si alimenta correttamente, così "l’organismo fiume" può mantenere il suo equilibrio solo se le sue catene trofiche sono intatte e se il bilancio di entrata e di uscita di materia in ogni suo tratto è compatibile con la capacità di demolizione da parte delle comunità fluviali e ripariali. Analogamente, come un organismo si ammala quando la sua integrità viene meno, così l’equilibrio del fiume si altera quando la vegetazione riparia viene tagliata o le rive vengono rettificate e cementate o quando l’alveo è sconvolto da scavi. Lo stesso vale qualora la portata venga ridotta, a causa di derivazioni idroelettriche o irrigue, a livelli inferiori rispetto a quelli compatibili con l’attività della comunità biologica, o quando arrivino nelle acque eccessivi scarichi provenienti dall’attività umana. Per questo motivo l’uomo deve imparare a conservare l’organismo fiume. Il raggiungimento di questo scopo, presuppone la conoscenza dell’ecosistema fluviale in tutte le sue componenti abiotiche e biotiche e la valutazione delle relazioni che esso ha come l’ambiente circostante e con le attività antropiche che nell’ambiente stesso si svolgono, utilizzando le diverse discipline che lavorano in questo settore. Se è vero che la questione ambientale è la sommatoria di diverse componenti, è necessario utilizzare le discipline specialistiche per avere una visione più completa della situazione ambientale. Possiamo quindi dire che per ricostruire un ambiente nel rispetto dell’ecosistema fluviale non è più possibile basarsi solo sulla disciplina urbanistica perché questa è fondata su regole antropiche: la lettura che fa l’urbanista di un elemento naturale quale, ad esempio, un bosco, è limitata alla funzione antropica trascurando così importanti informazioni che ci possono arrivare dalla biologia. Per promuovere interventi a basso rischio ambientale come l’obiettivo di facilitare l’evoluzione naturale del sistema, è necessaria l’integrazione delle competenze scientifiche con uno sforzo comune di tutti coloro che si occupano di ambiente. Gli urbanisti, che hanno il compito di pianificare, devono imparare a collaborare con le altre scienze (biologia, botanica, chimica, ecc.) poiché sono moltissimi i fattori che possono interagire con il processo di modificazione del territorio. I criteri e i parametri ambientali considerati dalle diverse discipline diventano determinanti nel governo del territorio. E’ chiaro che poi gli urbanisti devono fare un aggiustamento delle informazioni raccolte perché hanno il compito di gestire anche le funzioni urbane quali la viabilità, il traffico, l’espansione, la fruizione, ecc. Il processo pianificatorio ha dunque una mediazione con il sociale: esiste un rapporto biunivoco che lega da un lato le analisi specialistiche, con carte tematiche oggettive derivate dalle varie discipline, e dall’altro la domanda sociale. Questa non sempre conosce e riconosce l’oggettività del territorio; spesso ha informazioni molto distorte o perché ha perso il contatto con la sua storia o per ignoranza. L’urbanista quando destina la norma lo fa sia sulla base di informazioni cosiddette oggettive scientifiche, ma anche sulla domanda sociale. Quindi la disciplina urbanistica non è una disciplina scientifica, ma è prescientifica. Diventa, quindi, sempre più importante per il pianificatore, a qualunque scala e in qualunque contesto si muova, "allargare lo sguardo". Sia spazialmente, nel senso di cominciare a guardare, fin dal momento in cui si inizia l’esperienza di pianificazione, sia quando si comincia a studiare il territorio su cui si vuole intervenire, aldilà dei confini dell’area di competenza: anche in termini disciplinari o tematici, nel senso di non chiudersi in una specie di esclusività disciplinare, non chiudersi al dialogo con le altre discipline. Il lavoro consiste in una ricerca sugli utilizzi pianificatori di un ampio apparato analitico di tipo biologico ed ecologico relativo ad alcune aree campione localizzate lungo il fiume Adige e individuate nelle provincie di Bolzano, Trento, Verona, Padova e Rovigo. Uno degli aspetti innovativi dello studio è il tentativo di far collaborare le diverse discipline che si occupano dell’ambiente. Nel lavoro sono coinvolti, oltre agli urbanisti, i botanici, i biologi, e i chimici, i quali devono svolgere le loro analisi su delle aree campione localizzate sul fiume. Le diverse discipline hanno definito le suddette aree, in comune accordo con l’Autorità di Bacino, valutando i molteplici fattori che possono migliorare il sistema fluviale, quali ad esempio la capacità autodepurativa del fiume. La ricerca si pone come obiettivo basilare quello di individuare un metodo di lavoro capace di integrare le conoscenze delle discipline che studiano i molteplici aspetti dell’ecosistema fluviale, cercando di tradurre in normative urbanistiche le rispettive analisi. Sulla base delle richieste disciplinari formulate dall’Autorità di Bacino, in funzione dell’obiettivo finale che è la salvaguardia del fiume Adige, è stato posto l’obiettivo di sviluppare uno studio in funzione della rinaturazione, riqualificazione urbana e fruizione del fiume. La ricerca verterà su: a) definizione di un metodo di indagine per governare il fiume stabilendo una gerarchia delle analisi specialistiche. Questa gerarchia seleziona alcuni indicatori analitici primari che permette di conoscere nel modo più completo e approfondito possibile il sistema fluviale; b) una serie di sopralluoghi per approfondire e valutare in senso ambientale aspetti quali quelli paesaggistici, ecologici, storici, urbanistici, in modo da costruire tavole dell’evoluzione dei processi insediativi in relazione alle componenti biologiche ed ecologiche; c) realizzazione di una dettagliata analisi paesaggistica; d) una elaborazione dei dati raccolti attraverso check-list contenenti tutte le informazioni relative alle diverse discipline; e) una stesura di cartografie tematiche con relative documentazioni fotografiche al fine di rappresentare le diverse qualità ambientali delle aree campione. Tale raccolta consentirà di portare ad unità diverse informazioni generalmente suddivise in diversi campi disciplinari (Biologia, Urbanistica, Botanica); f) una elaborazione di "abachi" contenenti normative e procedure per gli indirizzi progettuali e gestionali. L’analisi paesaggistica serve a raccordare l’analisi urbanistica con le altre discipline. E’ un’analisi che tiene presente i molteplici elementi architettonici, vegetazionali e d’acqua che compongono il paesaggio fluviale. Si pone l’obiettivo di dare un valore percettivo al paesaggio, valore trascurato da ogni disciplina. L’obiettivo di "lavorare" in funzione della rinaturazione, riqualificazione e fruizione del fiume, è importante per la realizzazione degli abachi normativi, che pongono le basi per uno sviluppo ecocompatibile con il sistema fluviale. Questi abachi stabiliranno delle modalità di intervento generali ed avranno lo scopo di tradurre le analisi biologiche-ecologiche in processi pianificatori. La nostra disciplina permette di passare da un significato di paesaggio-ambiente diverso per ogni gruppo di specialisti, a un concetto unico e multidimensionale, in cui il rapporto uomo-natura è nettamente spostato dall’impatto dell’integrazione. Questo tipo di approccio allo studio del paesaggio presuppone una collaborazione transdisciplinare. Significa che l’ecologia del paesaggio è in grado di integrare le informazioni provenienti da altri campi e di renderle utilizzabili ai pianificatori. Questa integrazione è compiuta anche influenzando dall’interno le discipline necessarie per una analisi ambientale. Le informazioni specialistiche diventano di conseguenza pienamente integrabili in una concezione multidimensionale, gerarchica e metastabile della natura.
Note GeograficheITALIA, VENETO, FIUME ADIGE
 
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